Tensioni anche a Genova, traffico in tilt. Viminale “scarica” sulle imprese il costo dei tamponi


By Claudio Paudice

A poche ore dall’entrata in vigore dell’obbligo di green pass, nei porti italiani la situazione si fa sempre più critica. I timori di operatori e imprese che lavorano nelle banchine si riassumono in una parola che circola sempre con maggiore insistenza: “Paralisi”. A Genova, primo scalo italiano per traffici, le tensioni per la certificazione verde fanno da sfondo alla trattativa sempre più accesa per il rinnovo contrattuale dei lavoratori della compagnia portuale. Ma è a Trieste, altro scalo strategico, che la contrarietà dei portuali a munirsi di green pass per poter accedere al posto di lavoro a partire dal 15 ottobre ha portato a un braccio di ferro con le istituzioni. Come confermano ad HuffPost fonti del porto, il presidente dell’Autorità di Sistema portuale Zeno D’Agostino è pronto a dimettersi se entro le prossime 48 ore non si arriverà a un accordo e soprattutto alla garanzia che le operazioni in banchina non subiranno ripercussioni. “C’è ancora un po’ di tempo per arrivare a un’intesa, la situazione è in divenire, ma se tutti resteranno sulle proprie posizioni, il rischio di un duro contraccolpo si trasformerà in realtà”.

I portuali dello scalo giuliano non appaiono intenzionati a cedere: “Se il certificato sarà obbligatorio bloccheremo il porto”, ha detto il coordinatore dei lavoratori Stefano Puzzer. D’altronde il possibile blocco operativo è nei numeri: su 950 persone impiegate nelle attività, il 40% non dispone del pass. Una situazione analoga a quella di altri porti italiani ma che a Trieste si sta incancrenendo. “La situazione è molto antipatica”, dice all’HuffPost Luca Becce, presidente di Assiterminal-Confetra, l’associazione dei terminalisti, “soprattutto visti i dati che ci dicono che il 20% di chi lavora sulle nostre banchine non è vaccinato e non ha perciò il green pass. Ma a Trieste la situazione è ancora più grave, perché lì la questione ha assunto connotati ideologici. E pensare che le nostre imprese si sono dette disponibili a farsi carico del costo dei tamponi per i lavoratori non vaccinati per un mese, il tempo che la situazione si assesti”. 

A Trieste le imprese hanno dato anche una disponibilità maggiore. Dopo un vertice in Prefettura, le aziende che operano nel porto sono pronte a offrire tamponi antigenici per i portuali non vaccinati fino al 31 dicembre prossimo. Tra gli operatori presenti c’erano spedizionieri, agenti marittimi e terminalisti. La disponibilità delle aziende serviva a placare i portuali che da giorni minacciano il blocco dello scalo se non sarà abolita l’obbligatorietà del Green pass. Al termine dell’incontro è stato anche annunciato un presidio con personale sanitario allestito all’interno dello scalo dove i lavoratori potranno effettuare i tamponi. “Gli operatori presenti – ha spiegato il prefetto Valenti – sono disposti ad anticipare il pagamento dei tamponi dal 15 ottobre, ma solo fino al 31 dicembre e a patto che dal 16 ottobre, però, riprenda l’attività”. La mossa distensiva potrebbe però non bastare. Perché i lavoratori sono compatti su una posizione che si può riassumere così: sì all’obbligo vaccinale, no all’obbligo di green pass. Inclusi quelli già vaccinati che hanno promesso di fermare le attività se anche solo un collega, non vaccinato, dovesse essere escluso dal lavoro.